Un punto di vista spirituale sul Grunge e i suoi demoni
Recensione del romanzo “We Were Grunge” di Alessandro Bruni in occasione dell’uscita dell’edizione in lingua inglese
Seattle, gli anni 90′ e il Grunge.
Questi tre elementi segnarono musicalmente le vite di moltissimi giovani, che vedevano rappresentato in questo genere tutto lo smarrimento tipico dell’adolescenza, le paure, le ansie e le inquietudini. Sicuramente lasciarono un’impronta nel protagonista di questo libro, che appresa la morte di Chris Cornell nel 2017, storico leader dei Soundgarden, decide di intraprendere un cammino. Durante il viaggio però, non sarà solo. Le anime tormentate della scena grunge: Kurt Cobain, Layne Staley e appunto Cornell, verranno a patti con lui in un introspettivo dialogo, la loro presenza lo accompagnerà durante le avventure ricche di insidie sullo sfondo dell’Appennino tosco-emiliano.
A Eddie Vedder, che il destino lo ha portato ad essere l’ultimo sopravvissuto dei quattro frontman principali del grunge, è dedicata questa narrazione.
Il viaggio fisico, il cammino, nel libro diventa quasi un espediente, quello che il protagonista affronta è un viaggio interiore fatto di domande che difficilmente trovano risposta nei fantasmi che lo seguono. D’altronde l’unico rimasto in vita è Vedder, gli altri sono come un’ombra inafferrabile di cui si può percepire solo la presenza. La solitudine, il ricongiungimento con la natura, la fatica e l’avventura possono aiutare a metabolizzare la consapevolezza che il grunge si è sgretolato insieme ai suoi protagonisti? Cobain è “bruciato in una folgore che ha avvampato una notte”, Staley si è spento lentamente in balia delle sue dipendenze e Cornell ha solo rimandato fino ad oggi l’incontro col suo destino.
Note nostalgiche risuonano fra le pagine di questo libro, adatto ai lettori che hanno ammirato, o continuano a farlo, questo tipo di musica. Non c’è alcuno scopo biografico o giornalistico fra le righe, non è un racconto sulle sregolatezze del mondo del punk-rock, piuttosto un “punto di vista” a tratti quasi spirituale. Il coinvolgimento nella lettura è dato proprio da questo: prese di posizioni e interazioni con gli artisti, tutto ciò che rimane circoscritto in genere nella mente di un appassionato, qua è riversato su carta.
Daniele Puccetti