La responsabilità del colpo di scena
Federico Polmonari ci offre un thriller complesso e strutturato che sfida il lettore a indagare sul vero e sul falso, sul bene e sul male.
Nevica mentre il sangue macchia ogni parete.
Immaginate di percorrere la medesima strada col buio o con la luce. Di vedere riflesso nello specchio un angelo oppure un mostro.
Vostro padre è morto e vostra madre impazzita. Ali e artigli sono strani palindromi della stessa storia. Tre lune e un paio di sandali. È la soffocante realtà o una splendida visione?
Anselmo è alla guida della sua automobile mentre il sole scompare dietro le montagne: una minuscola linea di luce sul bordo dell’oscurità. Ad ogni curva gli alberi dell’Appennino sembrano inghiottirlo.
C’è vento sul ciglio della magione, trasporta ricordi e paure.
Paura di cosa? Delle storie, perché ce ne sono alcune, quando siamo bambini, che ci entrano dentro, si avvinghiano, perturbanti, e non ci lasciano più.
Anselmo ripensa a suo nonno, e quell’antica voce si mescola subito alle storie del mostro.
Chi è il Mostro?
Qual è l’Età degli Angeli?
Nel romanzo L’Età degli Angeli i pensieri sul bene e sul male, sul vero e sul falso, si fondono in un gioco di possibilità celato dietro diversi piani narrativi.
Donne e cadaveri: forme parallele della stessa maturazione.
Le pagine scorrono, le indagini si complicano e le teorie si svelano in questo giallo a più voci, perturbante e capace di addossarsi la responsabilità del colpo di scena.
Ma le domande restano immutate, perché sono le risposte che il villaggio dell’esistenza promette.
Le donne vi hanno lasciato e gli uomini deluso. Fate schifo, ma volete rialzarvi.
E quando finalmente vi sarete ripuliti, quando avrete chiuso per sempre con il fumo o con le droghe, dal buio una mano smaltata vi offrirà una sigaretta. Il vostro affezionatissimo dottore ha preparato per voi una siringa scintillante. Siete pronti per il viaggio?
Non resta che accettare.