La grande menzogna: due libri a confronto sul Femminismo
La grande menzogna del femminismo di Santiago Gascó Altaba è un saggio di denuncia che vuole smascherare magistralmente il più grande raggiro del nostro secolo: il femminismo.
Per farlo ha bisogno di poggiarsi a due premesse principali, la prima è che molte di quelle che consideriamo nostre opinioni ci sono state costruite addosso da altri. L’autore, quasi seguendo alla lettera il principio cartesiano del dubbio, scrive:
«Almeno una volta nel cammino della nostra vita dovremmo fermarci e mettere in discussione ciò che dalla scuola e dalle fonti istituzionali ci è stato insegnato come ovvio. Sono i dubbi, non le certezze, che stanno alla base della ragione, del progresso».
Molte delle nostre opinioni, secondo Gascó Altaba, ci sono state costruite addosso da altri. Inevitabilmente la società ci inculca, culturalmente, alcune convinzioni che non mettiamo mai in dubbio, dandole sempre per buone. È proprio per questo motivo che attaccare queste “ideologie” – così definite dall’autore – risulta quasi impossibile perché farsi ascoltare è più difficile di quanto si creda.
La seconda premessa, invece, sostiene con forza che chi s’oppone al femminismo non è contro le donne.
«Il femminismo è un’ideologia; si può essere d’accordo o dissentire, difenderla o combatterla. Chi la critica non è necessariamente né misogino, né maschilista, né odia le donne, come spesso si vorrebbe far credere. Opporsi al femminismo è lecito, s’oppongono uomini e donne».
Da queste premesse prende il via il saggio che, pur partendo da vicende personali, ha come scopo principale quello di demolire, pezzo per pezzo, l’edificio del femminismo.
«Questo libro vuole essere un grido disperato di comprensione di queste tragedie bagnate dall’indifferenza, avvenute in uno scenario preciso, la società occidentale, segnata dall’attuale supremazia del pensiero femminista che ogni giorno ci ricorda – nelle scuole, nelle istituzioni, nei media – quanto le donne siano discriminate per causa degli uomini. La mia tesi dunque: il femminismo è razzismo applicato al sesso».
Per riuscirci Gascó Altaba ha utilizzato un numero di citazioni e riferimenti altissimo, in grado, secondo lui, di demolire pregiudizi e falsità spacciate per verità. Un libro dalle tesi forti, che non vanno travisate, ma lette con attenzione, cercando di capire, passo per passo, cosa c’è dietro alle teorie dell’autore.
Se per Gascó Altaba è in corso la guerra dei sessi di cui il vincitore dichiarato è il femminismo, non è così per i fautori del femminismo stesso. Parlare di femminismo ormai è all’ordine del giorno, numerosi sono i nomi da associare a tale movimento, ma tra le autrici più famose in questo scenario c’è senz’altroChimamanda Ngozi Adichie. Il suo libro Dovremmo essere tutti femministi è diventato un classico, nonostante sia stato pubblicato molto recentemente (2015). Il saggio, nato come discorso a una conferenza TEDx, offre una definizione innovativa del femminismo. L’autrice affronta la questione partendo da esperienze di vita personali, spiegando ciò che significa essere una donna oggi e quanto sia semplice imbattersi in problemi di genere. È proprio questo il fulcro dell’intero libro, infatti scrive: «Sto cercando di disimparare molte lezioni sul genere che ho interiorizzato crescendo, ma a volte mi sento ancora vulnerabile di fronte alle aspettative di questo tipo». Il suo è un appello di grande attualità sulle ragioni per cui dovremmo essere tutti femministi. A tal proposito l’autrice offre due definizioni di femminismo, la prima presa dal dizionario: «femminista: una persona che crede nell’eguaglianza sociale, politica ed economica dei sessi», la seconda, invece, è la sua personale definizione «un uomo o una donna che dice sì, esiste un problema con il genere così com’è concepito oggi e dobbiamo risolverlo, dobbiamo fare meglio. Tutti noi, donne e uomini, dobbiamo fare meglio». Ciò che si augura Adichie è «che tutti cominciassimo a sognare e progettare un mondo diverso. Un mondo più giusto. Un mondo di uomini e donne più felici e più fedeli a se stessi. Ecco da dove cominciare: dobbiamo cambiare quello che insegniamo alle nostre figlie. Dobbiamo cambiare anche quello che insegniamo ai nostri figli».
Due libri apparentemente in antitesi tra di loro che, in realtà, hanno molto in comune. Condividono il desiderio di uguaglianza, di avere pari opportunità, di poter essere giudicati per quello che si è e non in base al genere di nascita. Due libri che desiderano con forza il cambiamento, che provano a ispirare il prossimo a crederci e a combattere per ottenerlo, a farlo come loro perché il cambiamento deve avvenire in tutti, nessuno escluso, per essere davvero efficace.
La redazione – Ilaria Campanile