Scultore dotato di una vena felicissima, Bertel Thorvaldsen (1770-1844) è artista dalla fama internazionale. Nato in Danimarca e formatosi alla scuola di Copenaghen, si trasferì a Roma l’8 marzo 1797. La purezza dell’arte nordica, temperata dalla passione mediterranea e dall’incontro con lo stile classico, generò una serie di opere ispirate alle nuove tendenze care al ‘700. Sorto accanto al genio di Antonio Canova (il più famoso scultore dell’epoca), lo spirito di Thorvaldsen non si accontentò del ruolo di comprimario, ma intese infondere il gusto di un neoplatonismo redivivo al proprio atelier. Il temperamento umbratile dell’artista, le sue difficoltà nelle relazioni affettive, l’oscillazione del suo umore, propenso a fasi di profonda malinconia e a esaltazioni euforiche: il libro ripercorre la vicenda di Thorvaldsen, che è, allo stesso tempo, stile di vita ed espressione estetica, senso della finitezza entro le umane cose e immortalità dell’artista. La bella malinconia di
Thorvaldsen appare l’emblema di un’epoca, che, solo in parte consapevole degli imminenti palpiti romantici, designò il passato a rappresentare l’incanto per la perfezione, l’eternità dell’anima. In questo saggio, Thorvaldsen viene proposto nuovamente all’attenzione del pubblico come l’autore di un tempo, dell’arte e della vita, che non potrà mai essere assorbito dall’oblio.