La poesia semplice e colta di Fusco sembra sospingere – ma con rara discrezione – a guardare i soggetti e gli oggetti comuni ai nostri percorsi quotidiani con occhio nuovo e libero, con cuore sgombro dalle gravi incrostazioni della vita che fugge: ad essere pronti ad accogliere, insomma, quello stupore non scevro di angoscia che genera, secondo Aristotele, la filosofia e, secondo tanti poeti ancora da ascoltare, la lirica vera, quella – in una parola – ove si riflette la vita intima, il suo vago, insondabile mistero [dalla prefazione di Federico Cinti].