Con “l’allevamento dei pirla” Il lettore è investito, al principio, da un frastuono di voci, di risa, di piccoli asti, di rombi d’avvio, e da sgasate furibonde di potenti che corrono sotto un cielo mutevole… poi il lungo racconto cresce e si rimpolpa con riesami quasi totali di vita; come se il viaggio man mano si fosse trasformato da vacanza a confronto, a vorticoso riepilogo esistenziale. Tutto il racconto è scosso da una tensione che sopravanza il moto, il ritmo della vacanza; dal frugarsi dentro al petto per arrivare quasi ferendosi al cuore; per cercare di riordinare e ricercare brandelli di vita. È la drammatica inquietudine che sottostà all’apparente “goliardismo” di questo racconto, che ci sembra di poter stringere in pugno non come un mazzo di pagine a stampa, ma come lacerti brucianti della nostra rapida esistenza.
Roberto Roversi