Fra paesaggi e ascolto
Nell’officina dell’autore, la lettura dei componimenti ha un che di illuminante, come un occhio aperto a squarciare il buio della notte. Tale, infatti, l’impressione che si ha a sfogliare le pagine: una pupilla nera, intensa, che anima di vita il candore nella pagina in un battere di ciglia. Nella poetica di Fusco si avverte un fluire chiaro e distinto, l’impeto di uno scorrere prepotente di sensazioni e di emozioni che, simili ai colori di una tavolozza, dipingono i quadri di un vivere quotidiano e solo apparentemente minimale, che si fondono e si scindono quasi inconsciamente.
In questi versi si trova e si ritrova quel che si è smarrito nella stanca routine della settimana, del giorno che si fa subito sera. Sarebbe forse più corretto dire che queste poesie sono una sfida al brutto in cui viviamo, agli orrori cui assistiamo inerti, alla monotonia che si fa stanca abitudine. È un guanto da raccogliere, un libro da tenere sempre sotto mano, da sfogliare e risfogliare, aprendolo anche a caso per stupirsi della finestra che apre su un pensiero mai pensato, su un’emozione dimenticata in qualche angolo dell’anima.