La protagonista di questo libro è Rossana, che si racconta da sé.
Nasce a Bologna nel 1926, in una famiglia ebraica per parte di padre.
La sua vita si snoda a cavallo del ventesimo secolo e viene frammentata da tre importanti periodi storici: la dittatura fascista, la guerra e il dopoguerra. L’infanzia di Rossana, vissuta nella calorosa e chiassosa Napoli, trascorre serena, malgrado i primi dubbi riguardo alla sua “diversità”, è una bambina vivace, appassionata, curiosa, educata al rispetto per se stessa e per gli altri.
Nel ’38 vi è il ritorno repentino a Bologna. La promulgazione delle leggi razziali scompagina all’improvviso la famiglia: cominciano i divieti, le umiliazioni e la precarietà.
Poi lo scoppio della guerra con i bombardamenti, le peregrinazioni, le paure.
La famiglia di Rossana affronterà le perdite, lo smarrimento, l’insicurezza aggrappandosi all’amore, alla vita stessa, creando dalle macerie una scuola e ridando speranza ai bambini di un intero quartiere.
Infine la conclusione di quel folle conflitto. È il ritorno alla vita? Rossana vuole sperarlo: sfidando la sorte, malgrado le sue fragilità e insicurezze per il rifiuto che aveva vissuto, studia e si laurea.
Rimangono però i fantasmi del passato, tutti quei morti, dentro e fuori dai campi di concentramento, che vuole ricordare, sempre, perché sono parte di lei.
Ed è per questo, che decide di testimoniare.
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