Addio Giorgio Rosa. Grazie di cuore.
Oggi piango la scomparsa dell’ingegnere Giorgio Rosa, amico e autore della Casa Editrice. Quando ho conosciuto per la prima volta l’ingegner Rosa mi si è aperto davanti agli occhi un nuovo mondo, creato nel lontano 1968, fatto di avventure e sfide nei mari della nostra bella Romagna, di cui avevo solo sentito parlare ma che non avevo mai potuto toccare con mano. Avevo davanti a me un uomo che era riuscito a realizzare un sogno romantico, anarchico e rivoluzionario che anch’io avevo sempre idealmente inseguito.
Questo sogno era anche quello di tanti uomini liberi, non solo di grandi anarchici come Michail Bakunin, Errico Malatesta o Curzio Malaparte, ma anche di uomini qualunque, che non volevano dipendere da nessuna organizzazione politica o statale. Se il minimo comune denominatore delle correnti anarchiche era stata la necessità di annullare lo Stato o qualsiasi altra forma di potere costituito l’ingegner Rosa era riuscito paradossalmente a farlo tramite la costituzione di una nuova nazione di sua invenzione. È questa la vera chiave di lettura dell’avvincente storia dell’Isola delle Rose.
Correva l’anno 2008, non ricordo quale mese, erano passati esattamente quarant’anni dalle avventure piratesche dell’Isola, ma i racconti che l’ingegner Rosa mi faceva con dovizia di particolari sembravano essere accaduti pochi giorni prima. Nei suoi occhi la “luccicanza” di chi crede in un alto ideale tanto da combattere per lui fino alla fine, e purtroppo, come sappiamo, questa volta Golia vinse contro Davide.
Nacque un’amicizia, che mi ha onorato diversi anni. I nostri dialoghi spaziavano anche su tanti argomenti, sui viaggi e le esperienze di vita che l’Ingegnere aveva fatto, le invenzioni e gli studi sui materiali di costruzione durante la sua carriera – questo tra l’altro uno dei segreti dell’Isola – e tanti altri argomenti comuni come la storia militare navale a cui Rosa è stato molto appassionato.
Dopo le prime visite nel suo bello studio vicino ai Giardini Margherita si formò in me un’idea. Il mio obiettivo era quello di non disperdere la memoria di quanto era accaduto e di gridare al mondo l’ingiustizia che si era consumata nei nostri mari. Perché non raccogliere e pubblicare in una video intervista quello che mi stava raccontando? E così feci, arricchendola con tutto l’apparato iconografico del prezioso archivio messo generosamente a disposizione dall’Ingegnere insieme ad un estratto della sua autobiografia. Da lì poi si è fortunatamente risvegliato l’interesse della gente, purtroppo indifferente da tanti anni e quasi tacitamente complice a chi aveva voluto inabissare l’Isola. Nonostante l’età non giocasse a suo favore l’Ingegnere venne personalmente a presentare il documentario, insieme ai suoi familiari. Di questo, come suo editore, gli sono doppiamente grato. Sono seguiti altri dvd e altri libri, come quello di Walter Weltroni che ringrazio per avermi ricordato più volte sia nel volume sia pubblicamente durante le sue presentazioni. Ma prima di tutti ringrazio l‘ingegner Rosa e suo figlio Lorenzo per l’umanità, la simpatia e la benevolenza che non mi hanno mai fatto mancare. Se avrò anch’io la fortuna d’invecchiare potrò raccontare ai miei figli e ai miei nipoti della straordinaria persona che ho avuto l’onore di conoscere e che spero un giorno di rincontrare.
Paolo Emilio Persiani